(Antefatto: il sottostante scritto consta diun assembramento di messaggi erotici originali tratti dall’ultimo numero di Passaparola. Max serietà, no perditempo, just cut up)
All’epoca ero un facoltoso professionista 45enne, di bell’aspetto, culturalmente preparato, serio ma stanco della solita routine, insoddisfatto di una società che percepivo superficiale e noiosa. Cercavo da tempo una donna di pari requisiti, che si sentisse sola dentro, disposta ad instaurare un dialogo duraturo per fidanzamento o eventuale unione.
Avevo un debole per le vedove a lutto e le divorziate giunoniche, soprattutto se autorevoli. Offrivo max riservatezza, serietà, discrezione, igiene, dotazione fisica e mentale esclusivamente a 40/50enni mature e frizzanti che avrebbero voluto evadere dalla monotonia del quotidiano. E allora, una domenica delle Palme comprai Passaparola e spulciai la pagina degli annunci. Quel giorno, non avevo voglia della solita “brasiliana dolcissima” o di un altro “Consuelo, trans non travestito”. Volevo qualcosa di diverso: basta con le grasse, le volgari, gli ipocriti, i furbastri e le avventuriere, niente club privè o bar per scambisti, né gay né indecisi. Per una sola notte desideravo una prosaica amante-madre, scevra da pregiudizi, aperta, solare e senza remore.
Così afferrai il giornale e lessi uno ad uno i messaggi erotici. Nei riquadri suddivisi da sottili linee nere e intervallati da benner pubblicitari affogati nel silicone, ogni Nome o Incipit era scritto con caratteri Bodoni dodici in grassetto, così come il numero di telefono nei titoli di coda. Passai oltre le varie Samantha occhi a mandorla, Melissa mulatta solare, Nelly Frizzante come un buon vinello. Poi, mi soffermai su un annuncio di due righe appena: “Casalinga semplice e ultra riservata cerca uomini laconici. No squilli no 4888 no sms”. Ebbi come un presagio, un formicolio elettrostatico all’altezza dell’inguine. Laconico, riumuginai mentalmente. E allora agguantai il telefono e digitai: 8996758XXX.
“Pronto, chi è?”
“Ciao, sono un quarantacinquenne di bell’aspetto, colto, single, simpatico, spigliato con spiccata personalità. Vorrei conoscere una donna, taglia quaranta/quarantadue e quinta di seno, carina, solare caratterialmente estroversa, dotata di fascino e positività. Tu chi sei?”
“Sono una casalinga che vuole ritagliare momenti della sua giornata con un amico allegro e simpatico per relazione intrigante. Non do e non cerco problemi, offro serietà e discrezione”
“Va bene. Anch’io frequento solo persone perbene, garantisco e richiedo rispetto”
“Perfetto, vieni da me, zona Lago Patria”
Copertoni bruciati ai bordi delle strade sterrate, pennacchi di fumo acre oltre le serre dove foglie di tabacco Burley marcivano al vento, odore di muffa stantia, scheletri di fabbriche dismesse nell’area industriale di Teverola, mercenarie di Odessa che tremavano al freddo dei loro lividi sotto i ponti della Tav, le carcasse di cani randagi appiccicate sull’asfalto come abre magique di pelle e ossa macilente. All’ultimo conato dell’Asse Mediano “Terra di Lavoro”, spuntò il cartello blu dell’Anas con la scritta “Lago Patria” crivellata da colpi di Parabellum 38 o forse di Magnum 367. Nelle buche della carreggiata colme di acque reflue, era dolce franare con sfrigolio di pistoni e bestemmie a mezz’aria. Quando arrivai nel villino di Ischitella dove abitava la mia casalinga laconica bussai al campanello senza provare alcuna emozione. Ormai ero pronto a tutto, non mi sorprendeva più nulla. Quanti trilli elettrici nella notte, quante chat line erotiche o noiose serate nei bagni della stazione di Caserta: quante menzogne giovanissime, grasse e volgari. Attesi immobile, vivendo con nonchalance l’attimo lieve che anticipa l’epifania dell’altro. La porta si aprì di scatto e apparve sull’uscio una provocante casalinga 37enne, tonda e morbida, amante delle cose semplici, di ottimo livello. Mentre si mordeva le labbra sanguinanti di rossetto, sorridendo, mi disse con le iridi fluorescenti: “Non cerco sesso ma solo un uomo di elevato valore socio culturale con onestà e nobiltà d’animo”.
Le sue parole raggiunsero nel profondo, come sanpietrini vocali, lo stagno languido della mia inedia.
“Anche tu mi sembri brillante e piacente, di aspetto curato. Casalinga laconica di solidi valori morali, non fumatrice, non drogata: proprio come piacciono a me”.
Cenammo con delizie dei Borbone e salsiccia piccante di Mondragone, entrambe affogate nel Falerno del Massico: poi, verso mezzanotte, polacchine riscaldate nel micro-onde Delonghi. Un caffè, due limoncelli, ed un’altra bottiglia di Lacryma Christi per espatriare. Dopo aver comunicato telepaticamente tutta la notte ci ritrovammo distesi sul letto a due piazze: mentre con le mani le accarezzavo i capelli corvini e l’ovale lindo del volto striato dalle prime rughe adolescenziali, ci addormentammo abbracciati.
Al mattino, l’odore di caffè mi trascinò nella veglia. Lei era ancora al mio fianco, con due tazzine posate sul vassoietto portatile: “Se anche domani mi sveglio e voglio te, tu cosa pensi di me?”
“Penso che io, in fondo, sono un energetico passivo come tanti, un trans mancato con il fisico da urlo che al mattino si sente solo. Ubbidiente e sottomesso desidero di imparare la mia severa disciplina da una padrona autoritaria”.
“Fuori dalla mischia”, rispose lei, “io cerco uomini carini per piacevole, intrigante, disinteressata, amicizia”.
Infine, dopo aver sorseggiato l’espresso, sussurrò a pochi centimetri dal mio meato acustico esterno: “Ora che sei qui con me, già immagino io e te come coppia biricchina. Marito e moglie che di tanto in tanto cercano su Passaparola un ragazzo molto effeminato che diventi il loro vibratore in pantacollant”.
“Ma io non voglio altra ubbidienza e sottomissione. Io ho tanto amore da dare e tu sei estroversa, dotata di fascino e positività”, dissi alla mia casalinga languida, “ho cercato per anni diversi momenti all’insegna dell’amicizia e invece mi sono ritrovato a condividere notti bianche in compagnia di un bel moro non libero e depresso. Basta così. Niente più annunci e telefonate frivole. Vuoi sposarmi?”
“No, perditempo, baciami, per ora”. Da quell’istante, io e la casalinga solare e languida, vivemmo una relazione all’insegna della trasgressione fino a quando, al termine di una notte illuminata da un’esplosione di dolcezza, non venisti al mondo tu. E fu allora che decidemmo di sposarci. Io e tua madre.
All’epoca ero un facoltoso professionista 45enne, di bell’aspetto, culturalmente preparato, serio ma stanco della solita routine, insoddisfatto di una società che percepivo superficiale e noiosa. Cercavo da tempo una donna di pari requisiti, che si sentisse sola dentro, disposta ad instaurare un dialogo duraturo per fidanzamento o eventuale unione.
Avevo un debole per le vedove a lutto e le divorziate giunoniche, soprattutto se autorevoli. Offrivo max riservatezza, serietà, discrezione, igiene, dotazione fisica e mentale esclusivamente a 40/50enni mature e frizzanti che avrebbero voluto evadere dalla monotonia del quotidiano. E allora, una domenica delle Palme comprai Passaparola e spulciai la pagina degli annunci. Quel giorno, non avevo voglia della solita “brasiliana dolcissima” o di un altro “Consuelo, trans non travestito”. Volevo qualcosa di diverso: basta con le grasse, le volgari, gli ipocriti, i furbastri e le avventuriere, niente club privè o bar per scambisti, né gay né indecisi. Per una sola notte desideravo una prosaica amante-madre, scevra da pregiudizi, aperta, solare e senza remore.
Così afferrai il giornale e lessi uno ad uno i messaggi erotici. Nei riquadri suddivisi da sottili linee nere e intervallati da benner pubblicitari affogati nel silicone, ogni Nome o Incipit era scritto con caratteri Bodoni dodici in grassetto, così come il numero di telefono nei titoli di coda. Passai oltre le varie Samantha occhi a mandorla, Melissa mulatta solare, Nelly Frizzante come un buon vinello. Poi, mi soffermai su un annuncio di due righe appena: “Casalinga semplice e ultra riservata cerca uomini laconici. No squilli no 4888 no sms”. Ebbi come un presagio, un formicolio elettrostatico all’altezza dell’inguine. Laconico, riumuginai mentalmente. E allora agguantai il telefono e digitai: 8996758XXX.
“Pronto, chi è?”
“Ciao, sono un quarantacinquenne di bell’aspetto, colto, single, simpatico, spigliato con spiccata personalità. Vorrei conoscere una donna, taglia quaranta/quarantadue e quinta di seno, carina, solare caratterialmente estroversa, dotata di fascino e positività. Tu chi sei?”
“Sono una casalinga che vuole ritagliare momenti della sua giornata con un amico allegro e simpatico per relazione intrigante. Non do e non cerco problemi, offro serietà e discrezione”
“Va bene. Anch’io frequento solo persone perbene, garantisco e richiedo rispetto”
“Perfetto, vieni da me, zona Lago Patria”
Copertoni bruciati ai bordi delle strade sterrate, pennacchi di fumo acre oltre le serre dove foglie di tabacco Burley marcivano al vento, odore di muffa stantia, scheletri di fabbriche dismesse nell’area industriale di Teverola, mercenarie di Odessa che tremavano al freddo dei loro lividi sotto i ponti della Tav, le carcasse di cani randagi appiccicate sull’asfalto come abre magique di pelle e ossa macilente. All’ultimo conato dell’Asse Mediano “Terra di Lavoro”, spuntò il cartello blu dell’Anas con la scritta “Lago Patria” crivellata da colpi di Parabellum 38 o forse di Magnum 367. Nelle buche della carreggiata colme di acque reflue, era dolce franare con sfrigolio di pistoni e bestemmie a mezz’aria. Quando arrivai nel villino di Ischitella dove abitava la mia casalinga laconica bussai al campanello senza provare alcuna emozione. Ormai ero pronto a tutto, non mi sorprendeva più nulla. Quanti trilli elettrici nella notte, quante chat line erotiche o noiose serate nei bagni della stazione di Caserta: quante menzogne giovanissime, grasse e volgari. Attesi immobile, vivendo con nonchalance l’attimo lieve che anticipa l’epifania dell’altro. La porta si aprì di scatto e apparve sull’uscio una provocante casalinga 37enne, tonda e morbida, amante delle cose semplici, di ottimo livello. Mentre si mordeva le labbra sanguinanti di rossetto, sorridendo, mi disse con le iridi fluorescenti: “Non cerco sesso ma solo un uomo di elevato valore socio culturale con onestà e nobiltà d’animo”.
Le sue parole raggiunsero nel profondo, come sanpietrini vocali, lo stagno languido della mia inedia.
“Anche tu mi sembri brillante e piacente, di aspetto curato. Casalinga laconica di solidi valori morali, non fumatrice, non drogata: proprio come piacciono a me”.
Cenammo con delizie dei Borbone e salsiccia piccante di Mondragone, entrambe affogate nel Falerno del Massico: poi, verso mezzanotte, polacchine riscaldate nel micro-onde Delonghi. Un caffè, due limoncelli, ed un’altra bottiglia di Lacryma Christi per espatriare. Dopo aver comunicato telepaticamente tutta la notte ci ritrovammo distesi sul letto a due piazze: mentre con le mani le accarezzavo i capelli corvini e l’ovale lindo del volto striato dalle prime rughe adolescenziali, ci addormentammo abbracciati.
Al mattino, l’odore di caffè mi trascinò nella veglia. Lei era ancora al mio fianco, con due tazzine posate sul vassoietto portatile: “Se anche domani mi sveglio e voglio te, tu cosa pensi di me?”
“Penso che io, in fondo, sono un energetico passivo come tanti, un trans mancato con il fisico da urlo che al mattino si sente solo. Ubbidiente e sottomesso desidero di imparare la mia severa disciplina da una padrona autoritaria”.
“Fuori dalla mischia”, rispose lei, “io cerco uomini carini per piacevole, intrigante, disinteressata, amicizia”.
Infine, dopo aver sorseggiato l’espresso, sussurrò a pochi centimetri dal mio meato acustico esterno: “Ora che sei qui con me, già immagino io e te come coppia biricchina. Marito e moglie che di tanto in tanto cercano su Passaparola un ragazzo molto effeminato che diventi il loro vibratore in pantacollant”.
“Ma io non voglio altra ubbidienza e sottomissione. Io ho tanto amore da dare e tu sei estroversa, dotata di fascino e positività”, dissi alla mia casalinga languida, “ho cercato per anni diversi momenti all’insegna dell’amicizia e invece mi sono ritrovato a condividere notti bianche in compagnia di un bel moro non libero e depresso. Basta così. Niente più annunci e telefonate frivole. Vuoi sposarmi?”
“No, perditempo, baciami, per ora”. Da quell’istante, io e la casalinga solare e languida, vivemmo una relazione all’insegna della trasgressione fino a quando, al termine di una notte illuminata da un’esplosione di dolcezza, non venisti al mondo tu. E fu allora che decidemmo di sposarci. Io e tua madre.
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foto /non autorizzata/ di Jannakis
Carinissimo questo racconto! E' intrigante e frizzantino come un buon vinello d'annata. Ottimo lo stile, fresche e pulite le battute. Nonostante il tema sfruttatissimo hai saputo farne una chicca originale e piacevole per il palato del lettore.
RispondiEliminaComplimenti!
Non so come sono finito sul tuo blog, ma ne sono contento, mi è piaciuto il racconto! Bravo!
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