sabato 27 dicembre 2008

"Ex ex, Aleex"


Disteso sul letto, immobile, giaccio senza energie né fiato (tutto è silenzio) e il niente è inquiete. Il bianco gracile dell’armadio s’immerge nello sfondo nero del poster di Amedeo Pace che martella il Music Man Stingray a quattro corde metro. Fisso il soffitto muto, schiacciato dal peso di un assillo chiamato pensiero, e avverto dentro di me spirali=vortici di insidie, vento che soffia violento intorno e turbini di insidie. Sarà perché salto al buio da una bugia all’altra ed alle volte perdo l’equilibrio. Sarà perché ora, rinchiuso nella mia camera oscura, inietto di continuo aria tesa nei polmoni chiusi. O forse perché anche oggi che è l’ante vigilia di Natale ho mentito. Di nuovo: ancora una volta ho scelto la Mistificazione. Lo so, è importante ripetere a memoria rosa, rosae, rosam eppure non ci riesco, mi rifiuto, mi si annebbia il cervello, come se le sinapsi si rimpicciolissero, sempre più minuscole, tanto minime da non percepire neppure l’escatologia di un dittongo. Non ho mai sopportato il De Bello Gallico, le Metamorfosi di Ovidio, l’incipit del Trimalcione e questa mattina ho incassato un due spaccato all’ultimo compito in classe del primo quadrimestre. Un disastro, l’ennesimo. Non so se quest’anno riuscirò ad essere promosso, non credo visto l’andazzo generale. Storia, matematica, latino, fisica: è una catastrofe.
Quando sono tornato a casa per pranzare, non ho potuto fare altro che rigurgitare il mio conato quotidiano di falsità. E’ stato un attimo, solo pochi secondi, giusto il tempo di poggiare lo zaino dell’Invicta sul divano di damasco all’ingresso, percorrere il corridoio a testa bassa, affacciarmi in cucina e salutarla. Lei che, smagnetizzandosi, si stacca dal Bibi Gas e poi mi fa: “Allora come è andato il compito di latino?”. Si pulisce le mani sporche di sugo strofinandole sui bordi del grembiule e sgrana un sorriso dietro al quale tenta maldestramente di celare la sua ansia di mammifera. Avverto limpido il battito industrial hard-core del suo cuore, lo sento forte e chiaro e mi accorgo che il castello di sabbia sta per crollare.
Disteso sul letto immobile, giaccio senza energie né fiato (tutto è inquiete) e una vampata improvvisa spunta come un melanoma sulla pelle. Fa caldo e tiro via la t-shirt. Ecco, ora a petto nudo respiro meglio. Ci vorrebbe una sigaretta ma fumare in camera non si può, lei non vuole. E’ tardi, troppo tardi per tornare indietro. Ed io già sono in ritardo, o forse in anticipo, non lo so, non vedo nessun traguardo. Guardo fisso il soffitto e provo così a scacciare via i rimorsi. Ho voglia di urlare, dannazione, scardinare le ante del guardaroba, stracciare le camice appena stirate, prendere a calci la scarpiera. Bestemmio ad alta voce e mi alzo di scatto dal letto slanciandomi col torso in avanti; già va meglio, in verticale è tutto meno angosciante. Dovrei studiare ed invece passeggio nervoso nel vicolo cieco della mia stanza disadorna. Sulla scrivania i tappi delle penne mordicchiati, le orecchie sulle pagine scarabocchiate del quadernone, il libro di matematica è aperto, a pagina 26, sempre la stessa ormai da giorni. Sulla destra il romanzo “L’altra Agata” di Carla D’Alessio comprato alla Feltrinelli in via Roma. Forse ci vorrebbe solo un po’ di musica, di leggere ancora come un clandestino non mi va. La sedia è scomoda, nel cielo grigio le polveri bianche, uno strano formicolio all’inguine. Tra gli sgorbi a penna, una vaga forma fallica. E così penso per un battito di mani al giornaletto porno che nascondo sotto la scarpiera. Nessuno sa che è lì, nemmeno Lei. Riecccola ancora, dannazione. Penso a Lei, alle mani sporche di sugo nel chiaroscuro della sua ansia e la libido scompare. Resta solo il peso specifico nell’immateriale, la gogna alla gola, i calcinacci decadenti di un’altra menzogna. Sono in trappola, devo distrarmi, pensare a qualcosa di piacevole e subito. Ma certo, ci sono, la musica. Interpol, o Ally Pally o C'Mere. Cerco il compact disc. C’ero anche io a Caserta, in via Medaglie d’Oro allo Stadio Pinto quando suonarono insieme ai Blond Redhead. Cerco ancora il cd. Ricordo come se fosse ora ed immagino me stesso sul palco dello Stadio Pinto. Ballo con Kazu Makino, mentre lei sia lancia nell’ultimo assolo vocale di Ally Pally. Cd trovato: ora accendo lo stero e lo metto a cucinare. La guardo tra gli squarci degli occhi a mandorla. Lei danza avvolta nel suo vestitino bianco con le stringhe verdi sulla schiena nuda. Balliamo insieme al ritmo di “In particular” e le luci stroboscopiche montate sul palco del Pinto mi squarciano le pupille. Sono felice, finalmente, felice. Dio com’è sexy Kazu Makino quando ondeggia come una sciamana, scrollando la testa a destra e a sinistra per poi volteggiare su se stessa mentre una fluida chioma castana le travolge il volto pallido e madido di sudore. Si, siamo soli io e lei sul palco ed ora non mi vergogno più di nulla. Sono io, siamo soli io e lei davanti a ventimila cenciosi che mi invidiano. Davanti a me Kazu Makino, la vedo, la sento, l’ammiro. All’improvviso, dopo aver smesso di cantare, lei mi passa una sigaretta. Le nostre mani si sfiorano. Mi eccito e subito riaffiora alla mente il giornaletto porno nascosto sotto la scarpiera. Al diavolo il compito di latino, il Bibi Gas, il cenone di Natale. Afferro la rivista patinata, la sfoglio con foga. Ci sono set fotografici con Jill Kelly, Christy Canion, Jenna Jameson, Nici Sterling, Celeste, Chasey Laine e poi la mia preferita, Asia Carrera, che indossa un vestito bianco con le stringe verdi sulla schiena. A pagina 26, anche lei con gli occhi a mandorla come Kazu Mikino. Anche lei è mia e solo mia.

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