sabato 27 dicembre 2008

Mignottocrazia

Che lurida baldracca. Se pensa di essere chic con quei minuscoli orecchini di perle, si sbaglia di grosso. Si crede la prima della classe. Tenta di darsi un tono professionale, con quel tailleur azzurro, il lipstick rosa ed il caschetto sbilenco che incornicia il volto allampadato. E’ solo una gatta morta, anche se, lo ammetto, il suo decoltè è un Caravaggio. Magnetico grappolo di tenere carni. E che dire degli occhioni enormi, neri come il fumo che sprigiona un copertone in fiamme. Ma guardatela, sta leggendo Milano Finanza. Ed io che sono Tammaro Costantino, Sottosegretario al Tesoro, quasi me la rido. So perchè è qui al mio fianco, a 34 anni. C’è un motivo: lavora bene di bocca. Il Capo del Governo d’Italia, il Sommo, l’Insuperabile, ormai non parla d’altro. Anche due sere fa, al party in casa Andreotti, mentre l’ensamble di Bahia suonava una macumba, ha spifferato a tutti il solito aneddoto porno-soft. Dice che nessun’altra è in grado di farglielo venir su tanto duro. Niente coca, niente viagra, niente di niente eccetto la carne viscosa delle sue grandi labbra. E’ qui al mio fianco solo ed esclusivamente per questo. Mai una campagna elettorale, mai un consiglio comunale. Ed ora, si dice, sta per convincere il Masto a candidarla per le Regionali in Campania. Figuriamoci: la Regione dove ho conquistato il maggior numero di preferenze in assoluto alle ultime elezioni. La Campania dove sono gran cerimoniere e umile inserviente. Eppure, per quanto sia una valletta in carriera, non è l’unico sedicente onorevole che siede in quest’assise. Prendi ad esempio, quell’altra, quella lì, in fondo a tutto. Ostenta il crocifisso d’oro che le sbuca dalla camicetta lillà. Indossa occhialini neri da maestrina di Casapesenna. I capelli vaporosi sono di un castano smunto. E’ Ministro della Pubblica Istruzione. Non ci credo: Ministro della Pubblica istruzione una che nel suo curriculum vanta una decennale amicizia con il giardiniere del Presidente del Consiglio ed una sorella nei cobas della scuola. Siamo messi male, proprio male. Per non parlare di quel nibelungo alla sua destra, un leghista duro e puro. Tre anni fa mi chiamava terrone, ora quasi mi bacia le mani. Senza il mio assenso il federalismo fiscale salta. Puffff, scompare. Ora, i nostri sguardi si incrociano e subito mi rifila un sorriso smargiasso. E’ rubizzo, traccagno, impossessato dal Dio Pò. Si dice pratichi sesso sadomaso nei night-club di Bustarsizio. Patetica polenta veneta. Pare che sia un ottimo chirurgo. Sarà: comunque, meno male che c’è lei. La puttana della terza repubblica: almeno non provaca danni alla vista. Me la ricordo ancora quando scodinzolava su Rete 4 con i tacchi a spillo e la minigonna di letex lucido. Sbircio ogni suo movimento da ex Signorina Pon pon, ma poi vado oltre.Alla sua destra c’è il fido mastino del Duce, ora Ministro della difesa. Poi l’onorevole massone, e quell’ex picchiatore fascista delegato all’assemblea dell’Onu. Tutti al loro posto nella sala del Consiglio dei Ministri. Fa un caldo boia qui dentro, o forse è la scollatura di Mara a farmi alzare la pressione. Le pareti dell’aula di Palazzo Chigi tappezzate con damaschi rossi di San Leucio. Gli infissi spalancati delle finestre che affacciano su via del Corso, un leggero brusio in sottofondo. Prima che la riunione abbia inizio, provo a pensare ad altro ma non ci riesco. E più forte di me. La vorrei seppellire in una campagna a Villa Literno. Il suo decoltè mi ossessiona. Alle volte, quando mi eccito troppo, per evitare strani rigonfiamenti, ammiro Sandro in tutto il suo pallore. Eccolo. Lo vedo: l’ex responsabile dell’ufficio propaganda del Partito Comunista, l’attuale Ministro della cultura. Contempla di continuo il grande capo, rapito. Ha occhi solo per lui. Ogni tanto si morde le labbra, come se stesse spiando una donna nuda. Tutti sanno che è gay, e non si capisce perchè il Premier lo abbia scelto. E chi lo sa, il Rais è imperscrutabile. Mai contraddirlo, per carità, mai mettersi di traverso. So quanto si rischia a tirarlo per la giacchetta. Così come so quanto sia pericoloso sbirciare il decoltè della sua preferita. Altrochè: la sua vulva di confetto, viva ceramica di Maiori, calda e fresca. Guardo Mara ancora una volta. E lei se ne accorge, si gira verso di me, mi mette a fuoco ed accenna un piccolo sorriso pudico, di mera cortesia. Automatico. Io sono originario di Castel di Principe, lei del Vomero di Napoli. Io sono il Sottosegretario del Tesoro, lei la Ministra delle Pari Opportunità. Io voglio candidarmi alle prossime elezioni regionali: lei pure. E sa giocare sporco, molto sporco. E io lo so. E oggi si discute proprio di misure straordinarie contro l’emergenza criminalità in Campania. O meglio, in Terra di Lavoro. Nella terra dei mazzoni. Nella mia Castel di Principe. Che lurida baldracca.


Ecco, fermi tutti. Il Magnifico ha testè terminato di inciuciare con il ministro dell’Attuazione del Programma ed ora aziona pure il microfono. Già so tutto. Conosco il suo discorso quasi a memoria. E ho avvertito chi di dovere. Che noia. E’ una pagliacciata, una perdita di tempo. Avrei di meglio da fare, un’intera Regione da conquistare. Peccato. Ora non posso. Sono qui, a Palazzo Chigi. Ed il suo accento milanese mi lacera i timpani. Si schiarisce la gola, gonfia il petto come un pavone, indossa una maschera da decisionista e da ora in poi tutti i suoni emessi dalle sue corde vocali saranno Vangelo: «Onorevoli ministri, diamo inizio alla riunione». Silenzio, persino le lingue la smettano di lubrificare natiche. «E' da tempo che io mi chiedo: come purificare una volta e per tutte quella cloaca di criminali nota come Castel di Principe? Come voi sapete, stiamo parlando di un piccolo paesotto dell’agro aversano dove risiedono 9356 anime, di cui 1000 circa in carcere al 41 bis ed altre 1500 ai domiciliari. Un caotico agglomerato urbano che pullula di banditi ed assassini»... Sentitelo, dio mio, sentitelo... «Sin dai tempi dei latini, questa terra era abitata da gente che veniva chiamata latrones. Cari colleghi: attualmente, nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi d’Italia, si contano ben 39 cittadini castellesi. Per caso mi sbaglio, signor ministro degli Interni?»... Scuote la testa, il super poliziotto, scuote pure la testa... «Onorevoli, consentitemi di ricordarvi che solo negli ultimi due mesi abbiamo assistito impotenti a 78 omicidi, 12 lupare bianche e sei attentati con il tritolo. Una Caserma dei Carabinieri, come voi sapete, è stata distrutta. Un anno fa abbiamo inviato sul posto 500 parà della Folgore, grazie ai buoni uffici del Ministro La Mussa. Da allora, ventidue poliziotti ed otto militari dell’arma sono stati massacrati a colpi di kalashnikov. Ma la sete di sangue di questi delinquenti indefessi non si è placata. Anzi. La belva è più affamata che mai. E’ giunto il momento di porre fine a questa razza malsana. A mali estremi, estremi rimedi»... Si, venite, venite. Con la Marina, la Legione Straniera. Uccideteci tutti, uno ad uno. A vista. Siamo tutti castellesi, tutti, anche voi, anche il vostro Grande Capo. Solo che ora due tette di rugiada gli annebbiano l’intelletto... «So benissimo, che il Sottosegretario al Tesoro, l’onorevole Tammaro Costantino, la pensa come me»... Annuisco, certo che è così, certo... «Perchè lui, cari Ministri, ama la sua terra più di ogni altra cosa al mondo. Ed oggi siamo qui riuniti per sconfiggere l’esercito del male accampatosi a Castel di Principe. Oggi, siamo qui per vagliare due ipotesi operative entrambe a me care, come lo sono al mio amico Tammaro. La prima è quella proposta dal ministro degli Interni»... Momento suspense, vorrei una P38... «Si tratta di una massiccia campagna di castrazione chimica a base di Depo-Provera, con richiami settimanali per tutti gli uomini in età fertile. Trattasi, illustrissimi colleghi, di un farmaco che provoca una riduzione massiccia dei livelli di testosterone»... Che boutade, c’è di meglio, sono sicuro, proporranno di meglio... «In tal modo, i figli maschi di quella terra infetta dallo sperma del diavolo non daranno più i natali ad altri papponi ed estorsori. Altri farabutti e sanguinari come i loro padri. Ancora altri spregevoli bufalari come i loro nonni. Certo, qualche associazione umanitaria o i soliti comunisti ancora in vita potrebbero indignarsi e a manifestare in piazza. Ma il Paese richiede misure drastiche per porre fine a questa piaga d’Egitto e noi dobbiamo agire con la massima determinazione»... Tutti applaudono, tranne io. Anche Mara applaude, come una foca addomesticata... «Onorevoli colleghi, sia ben chiaro. Non siamo qui per vendicare Norberto Saviano o il giudice Catone, uccisi sei mesi fa da un commando di killer mai identificati»... Qualcuno si schiarisce la gola, qualcun altro tossisce... «Ma siamo qui per contrastare il potere di un clan che è diventato Anti-stato, e che estende i suoi tentacoli in ogni angolo d’Italia. Persino ad Arcore, sono arrivati, questi pazzi criminali»... Brusio di indignazione, mentre i leghisti sghignazzano come iene... «Una settimana fa hanno detto al mio giardiniere che volevano i soldi per sostenere le famiglie dei carcerati. Ora basta. Signori, noi siamo qui per porre fine alle barbarie: la castrazione chimica è solo un’ ipotesi. Non certo la più efficace, di sicuro la meno economica»... Meraviglia e stupore in sala, ma io so già tutto. E resto impassibile... «C’è di meglio. In verità, il Ministro della Difesa, nelle ultime, drammatiche ore, mi ha proposto una soluzione finale molto più efficace». Credetegli, bacucchi, molto più efficace.. «Ma sta a voi decidere e votare. Pertanto, passo la parola al ministro della Difesa, onorevole La Mussa».


ATTENTI!!! La Mussa si alza di scatto dalla sua sedia Silvio IV e con passo marziale si dirige verso il proiettore che sta in fondo alla sala del Consiglio dei Ministri. Come un barone universitario si appresta a commentare le diapositive sulla soluzione finale. C’è un non so che di mefistofelico nei suoi occhi strabuzzanti. Il pizzetto alla Balbo lo rende simile ad un caprone da Saba, di quelli raffigurati da Goya nella Quinta del Sordo. Ed il mento sporgente contribuisce a rendere il suo ovale ancor più luciferino. Quando sorride, quelle rare volte, digrigna i denti come un mastino. Se non fosse stato per l’intenso azzurro delle sue iridi, sarebbe stato la copia perfetta dell’uomo nero che invocava mia madre quando ero bambino solo per il gusto di terrorizzarmi. Lo seguo a stento. E’ un mezz’uomo. Un sacco pieno di ceneri industriali. Un piccolo pesce da cannuccia.«Onorevoli colleghi, abbiamo provato in tutti i modi ad estirpare le erbacce»,,, gracchia con la sua voce incartapecorita mentre la giugulare quasi scoppia,,, «Con le cattive, ossia inviando centinaia di agenti e l’intelligence dei servizi segreti. Con le buone, e cioè aprendo scuole e fabbriche che avrebbero dovuto assumere solo gente del posto. Ma tutti gli sforzi sono stati vani. Perché in quelle terre il male è perenne. Ad oggi, non è stato ancora trovato un rimedio efficace. Sembra quasi di rivivere i giorni terribili dell’emergenza rifiuti. E qui abbiamo con noi, l’onorevole Costantino che ricorderà di sicuro quei giorni di passione e martirio anche per noi classe dirigente».Testa di cianfrotta senza sale, lurido capitolino arraffone, belzebù da mercato del pesce, penso tra me e me mentre annuisco automaticamente. Che ne sai tu dell’emergenza rifiuti, come la chiamavano gli stolti. Che ne sai tu dell’inceneritore di San Tammaro e del Cdr di Santa Maria Capua Vetere. Grazie a me, è nata una nuova borghesia campana, ricca e prospera come se fossimo tornati ai tempi dei borboni. Voi svenivate per i miasmi, io ed altri ci siamo tappati il naso e nel frattempo soldi a catinelle. E’ stato il più grande affare di tutti i tempi, un business irripetibile. E lo sa bene anche il Grande Capo che ti ha tirato fuori dalle fogne, e tu, stupido Ministro da quattro soldi che parli ancora di iattura...parla, parla prima che ti strangoli con una corda per provoloni. «...Ebbene, onorevoli colleghi, io le ricordo quelle scene terribili in Tv. Interi quartieri coperti di immondizia. Discariche piene e scuole chiuse. Poi, quando i cumuli diventavano giganteschi, e nessuno poteva più tollerare quello scempio, la gente dava loro fuoco. Ecco, così faremo noi con i castellesi. Si, solo con il ferro e con le fiamme la stirpe immonda verrà spazzata via una volta e per sempre». Le luci si spengono e poi il ministro aziona il proiettore. Sul telone bianco srotolato sopra la testa del Grande capo, appaiono le immagini di un ordigno. Bomba Wp, recita una didascalia. Non è uno scherzo e lo sapevo dal primo momento. Ecco perchè la mia attenzione viene catturata dal sobbalzo felino di Mara che si incammina nella sala del consiglio dei Ministri avvolta dalla penombra. Con passo felpato, a testa bassa, giunge sino allo scranno dell’Immarcescibile. Si siede addirittura al suo fianco, quale onore. Quale ostentazione di potere. Ora li osservo parlottare tra di loro, nascosti da un’oscurità leggiadra. Lui serra le labbra sornione. Il riverbero del fascio di luce emanato dal proiettore mi svela l’arcano. E mentre gli altri onorevoli colleghi ammirano i prodigi della Wp, io seguo il braccio destro di lei che si muove lentamente, molto lentamente, dall’alto in basso, s’alza e scende. Ma guardatela, la ministra delle Pari Opportunità con delega alla Famiglia. Altro che: questa è una mignottocrazia. Che squallore. Nulla a che fare con i rifugi sottoterra dove ho passato ore ed ore con lo Zio. Lì ho imparato che la vita non vale nulla se non l’afferri per la gola. Li ho imparato a non desiderare niente. A non essere nessuno, se non parte di una grande fratellanza. Loro pensano di distrugge ogni cosa. Poveri illusi. La Mussa blatera ancora. «La Wp, onorevoli colleghi, altro non è che una bomba al fosforo bianco, come quelle utilizzate dagli americani a Falluja o dagli Iracheni in Iran». I ministri leghisti fissano con interesse le diapositive dei resti umani polverizzati dal fosforo. Mara continua a stantuffare. Io sbadiglio. «Essa, crea una nube di pentossido di fosforo che si tramuta in acido pirofosforico. In pratica, uomini e animali, verranno arsi vivi, mentre le case e le strutture resteranno intatte. Secondo i miei calcoli, sono sufficienti appena dieci ordigni per porre fine a questo dominio barbarico. Ne abbiamo scorte enormi, che ci sono state donate dall’America dopo il ritiro dal Medio Oriente. Visto che sono in nostro possesso, perchè non usarle contro i nostri nemici? Perchè non usarle per spazzare via la razza infame dei castellesi?»,,,brutto scimpanzè, guarda come si sta esaltando, è impressionante, sta andando in fiamme,,, «Basta con i moralismi. Siamo già in guerra. Ministri del Governo Italiano, ne sono certo: anche l’Unione Europea capirà. E se così non fosse, vedremo quale balla inventarci per rabbonire quei tecnocrati panzuti di Bruxelles. Qualcosa tipo Ustica»...Ridono tutti, qualche leghista si stropiccia le mani giulivo.. «Ripeto, colleghi: solo dieci bombe Wp ed il clan più sanguinario della storia verrà spazzato via. Onorevoli, la PATRIA ci sarà grata. Per sempre». Si riaccendono le luci, tutti i ministri applaudono infoiati mentre Mara, seduta alla sinistra di Sua Enormità, con discrezione, a testa bassa, si asciuga le dita della mano con un kleenex. Ha le gote in fiamme, i capelli mossi. Un sorriso da Gioconda. S’è guadagnata la giornata. Ecco, ha timbrato il cartellino. E’ solo una baldracca. E pensare che io, mister 89mila preferenze, mi ritrovo al suo fianco nella foto ufficiale del Governo. E’ questa la mignottocrazia, e ora siamo qui riuniti per decidere se distruggere o meno con il Fosforo Bianco il mio paese natale, uno dei miei feudi elettorali. Mi faccio due conti. Come se non l’avessi capito che il vero obiettivo da colpire sono io. Come se non l’avessi capito che la vera ispiratrice di questa strategia è lei, la preferita del capo. Anche lei vuole alla Presidenza della Regione. Il Grande Capo pensa che sparate alla Saddam Hussein fermeranno la mia ambizione politica? Davvero si illude che annientando i castellesi scomparirà anche la mia forza elettorale? Si sbaglia di grosso. Mhaaa, per qullo che mi importa. Distruggano pure Castel di Principe. Anzi, meglio così. La finiranno di scrivere stupidaggini sui giornali. La smetteranno di chiamarmi il «ministro della Camorra». Tempo due mesi e ritorneremo più agguerriti di prima. Stiamo discutendo di un falso problema. Stiamo perdendo altro tempo. I problemi reali dell’Italia sono altri. Hanno un decoltè da pin up e mani affusolate come quelle di Mara.

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